Un parto in casa - il racconto del papà
Da qualche settimana, in un angolo del salotto, avevo già preparato tutto l’occorrente per quello che sarebbe stato il nostro parto a casa. Avevo provato a gonfiare la piscina e avevo anche provato tutti gli agganci e adattatori per collegare il tubo dell’acqua per riempirla.
È mercoledì sera e il camino è acceso già da tutto il giorno. Siccome Catherine mi dice che le contrazioni sono leggermente diverse dal giorno prima, decido di mettere un grosso ceppo di faggio sulle braci. Tra me e me penso: “se dovesse nascere questa notte ho una cosa in meno a cui pensare e il soggiorno sarà già bello caldo”. Andiamo a letto, ma non riusciamo veramente a dormire. Alle due circa, Catherine mi chiede di prepararle un bagno caldo in quanto le contrazioni sono un po’ più dolorose. Dopo il bagno sembra che vada un po’ meglio così decidiamo di ritornare a letto. Finalmente riesco ad addormentarmi.
Sono le cinque del mattino e Catherine mi sveglia. Le contrazioni si fanno più marcate. Forse è ora! A questo punto, anche se un po’ frastornato, mi attivo. Mi ero già fatto un mio piano mentale: “gonfia la piscina e riempila. Copri il divano con le plastiche e mettici sopra le lenzuola. Metti i materassini per terra, accendi le candele e via dicendo”. E così ho fatto, sono sceso al piano di sotto e ho iniziato a preparare la sala. Catherine gira tra un locale e l’altro della casa e quando inizia una nuova contrazione la raggiungo per massaggiarle la schiena. Tengo d’occhio anche un timer per capire il ritmo delle contrazioni. Siamo già ad un intervallo di circa un minuto e mezzo tra una contrazione e l’altra. È ora di chiamare Anna, la nostra levatrice di fiducia che ci aiuterà durante parto. Al telefono le spiego come procede il travaglio e da quello che mi dice capisco che siamo già abbastanza avanti. L’emozione è alta ma comunque rispetto al primo parto mi sento più tranquillo, sereno, e sono pronto a dare tutto il mio sostegno a mia moglie. Tutto mi sembra perfetto, proprio come l’avevo immaginato. La piscina nell’angolo, il caminetto che arde, le candele e la musica di sottofondo. Finalmente Catherine riesce ad entrare in piscina, so che è molto importante per lei. L’acqua calda le dà sollievo e le permette di recuperare un po’ di forza tra una contrazione e l’altra. Il tempo scorre e le contrazioni si fanno sempre più forti. Guardo mia moglie nella piscina e quello che provo è un grande senso di gratitudine e stima. Mi chiedo come faccia ad affrontare il parto con così tanta serenità e naturalezza. Continuo a massaggiarle la schiena e a prendermi cura di lei.
Alle sei e trenta circa arriva Anna.
Anna per noi è una figura fondamentale, ci infonde sicurezza e serenità oltre che farci sentire pienamente a nostro agio. Per Catherine avere una figura di riferimento come Anna al suo fianco è essenziale, questo le permette di lasciarsi andare completamente nel flusso del parto.
Anna effettua una prima visita, siamo già a sei centimetri di dilatazione e il cuore del piccolo batte alla perfezione. Quando Anna si presta ad ascoltare il battito del bebè con questo apparecchietto provo un misto di emozioni, una sorta di suspense. Sarà tutto a posto? Il battito sarà giusto? Starà andando tutto bene?
Poi Anna, con la sua solita calma e gentilezza, mi fa capire che è tutto ok e allora torno ad essere più tranquillo.
Continuo a rimanere vicino a Catherine, mentre Anna chiama Jenny, la seconda levatrice che verrà ad assisterci nel parto.
All’improvviso dal piano superiore di casa nostra sento una vocina: “c’è nessuno?” “Papà, mamma?”. È Nilaya, nostra figlia di cinque anni che si è svegliata un po’ allarmata perché non ci ha trovati nel lettone. Salgo in camera da letto, le faccio due coccoline e le spiego cosa sta succedendo al piano di sotto. L’emozione sul suo viso è grandissima. Anche lei come noi non vede l’ora di conoscere il suo fratellino. La prendo in braccio e la accompagno dalla mamma. Nei mesi precedenti Catherine e Nilaya avevano guardato dei video di parti in casa, attentamente selezionati, per prepararla all’evento. Appena scesi Nilaya mi sembrata un po’ preoccupata, ma appena le spiego che è tutto a posto e che a causare il dolore alla mamma sono le contrazioni, subito la vedo più serena. Io nel frattempo avevo già avvisato mia madre di venire a prendere sua nipote. Voglio poter concentrare le mie forze su Catherine e in caso di necessità di trasferimento in ospedale, non voglio che Nilaya sia presente o che resti traumatizzata da questa esperienza.
Il travaglio continua con il suo ritmo e nel frattempo anche Jenny ci raggiunge. Alle sette e quarantacinque circa, Catherine con uno sguardo tra lo stupefatto e l’incredulo dice:
-“Anna, sento che devo spingere, ma è normale?”
Anna:
- “È il tuo bambino che vuole nascere, se senti che devi spingere allora è giusto così”.
Da qui in poi dentro di me scatta qualcosa. Mi risulta difficile descrivere le mie emozioni e anche in questo caso è così. È un misto di ansia e paura, non avere il controllo della situazione non mi piace per niente. Sono cosciente che da qui in avanti potrebbero subentrare delle complicazioni che potrebbero mettere a rischio mia moglie e mio figlio. Mi sento impotente.
In casa c’è ancora Nilaya che a volte viene a guardare cosa succede. Sollecitato da Catherine chiamo mia madre per dirle di sbrigarsi.
Finalmente alle otto arriva la nonna a prenderla e io posso dedicarmi completamente a lei.
Vedo mia moglie soffrire ad ogni contrazione e resto con il fiato sospeso. Dentro di me spero solo che tutto vada bene. L’ansia e la paura che qualcosa vada storto non mi mollano ma chiaramente non lo do a vedere. Ogni tanto butto un’occhiata a Anna e Jenny per capire se tutto va bene e allora vedo che loro sono tranquille e anche io mi calmo.
Durante le ultime contrazioni tengo forte le mani a Catherine che è inginocchiata davanti a me. Lei si aggrappa di peso e io quasi la sollevo per scaricarle il peso dalle ginocchia. Durante i brevi intervalli cerco di aiutarla a rilassarsi con la respirazione, inspiro e espiro profondamente con lei. Vedo Anna cambiarsi di posto con Jenny e allora capisco, ormai ci siamo. Ancora una spinta e finalmente vedo mio figlio sbucare nella piscina. Per un attimo tutto rimane come sospeso. Vedo Anna che prende il bebè, subito capisco che ha il cordone ombelicale attorno al collo. Gli toglie il cordone dal collo, ma non è solo un giro, sono due. Sono tranquillo perché ho piena fiducia in Anna. Mi ricordo che anche durante il corso preparto avevamo discusso di questa eventualità. Anna, con le sue mani sapienti, libera anche il secondo giro di cordone ombelicale e porge il bebè a Catherine. Vedere Catherine con in braccio nostro figlio e vedere che entrambi stanno bene mi dà una scarica di adrenalina. Una gioia immensa mi scorre dentro. Un senso di liberazione mi avvolge, abbraccio Catherine e mio figlio e mi lascio andare in un pianto di gioia infinito.
Di lì a poco siamo tutti e tre seduti insieme sul divano con lui già pronto a prendere il seno di sua madre, che per i prossimi mesi lo nutrirà. E in quel momento, quando anche la placenta viene espulsa e Anna ce la mostra in tutto il suo splendore, mi rendo conto ancora una volta di quanto sia perfetta la natura umana.
Con questo breve testo ho voluto condividere la mia esperienza di parto in casa, un punto di vista da parte di un uomo, di un papà.
Nei mesi precedenti al parto io e mia moglie siamo stati spesso criticati per questa nostra decisione di partorire in casa.
Personalmente credo sia una scelta molto individuale, una scelta che una coppia deve sentire. Da parte mia, se le condizioni sono favorevoli, non posso fare altro che consigliare questa esperienza, la consiglio vivamente anche a tutti gli uomini che potranno essere parte attiva durante il parto.
Ringrazio di cuore mia moglie e mio figlio per questo bellissimo parto e per il lavoro che hanno fatto insieme.
Un grazie di cuore ad Anna Fossati e Jenny Gariglio per averci supportato in questa bellissima esperienza.
E un grande grazie alla Casa Maternità e Nascite Lediecilune e all’Associazione Nascere bene Ticino, che si adoperano per promuovere il parto naturale presso le strutture protette e a domicilio.
Grazie
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facebook/AlessandroCodoni 23.10.2021